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Dāna - la generosita' come pratica

Nella tradizione buddista, il Dharma è ritenuto di grande valore e in quanto tale non puo' essere comprato o venduto. Non è una merce. Può essere ricevuto e trasmesso solo come regalo. Il Dharma non può essere trovato nell'economia del mercato, ma solo nell'economia del dono. 

Quali sono le implicazioni di entrare in questa economia? L'insegnamento è dato. Come rispondiamo quando riconosciamo di aver ricevuto un regalo? Siamo spinti a dare qualcosa in cambio, completando il regalo. Questa risposta naturale segna il nostro ingresso nell'economia del dono, dove l'acquisto e la vendita sono sostituiti dal dare e dal ricevere e dove la relazione che definisce è l'amicizia.

L'atto del dare è una dichiarazione di rispetto reciproco. Donatore e ricevente riconoscono che condividono gli stessi valori e preoccupazioni fondamentali. Il dono ci porta oltre i limiti del nostro normale interesse personale e ci apre a una vita di cura reciproca, chiamata buona amicizia (kalyana mittata) dal Buddha.

In questa ottica le pratiche guidate, i corsi, le lezioni non sono gratuite ma senza prezzo. Il Dharma ha cosi tanto valore che sarebbe impossibile venderlo cosi come sarebbe impossibile vendere la cappella Sistina.

Dana e' parte integrate della meditazione  cosi come lo e' la pratica di mindfulness, consapevolezza, o sati, concentrazione. Dana, la generosita e' uno dei pilstari dell'insegnamento del Buddha.

 

Nel suo primo discorso, Buddha ci presenta le quattro Nobili Verità: La Nobile Verità di dukkha; cioè, che ogni cosa è soggetta all'insoddisfazione. La Nobile Verità della causa di dukkha; cioè, le impurità mentali: il desiderio, la collera, la gelosia, la paura, l'orgoglio, ecc. La Nobile Verità della cessazione di dukkha; cioè, il nibbāna, lo svanire delle impurità mentali. La Nobile Verità del cammino che porta all'interruzione di dukkha; cioè, dāna, sīla e bhāvanā.

Se la sofferenza nasce dal desiderio e dall'attaccamento ecco che la generosita diventa un antidoto all'attaccamento e quindi alla sofferenza. Quando doniamo e non solo materialmente stiamo praticando il non attaccamento, stiamo pratcando l'antidoto alla paura,l'ansia la preoccupazione. 

Donare non vuole dire separarci dal denaro puo' vol dire semplicemente fare un favore ad un amico, sorridere al cassiere del supermercato, ringraziare di cuore la persona che ci fa il caffe la mattina. La prtaica della generosita e' una pratica che ci tira fuori da noi stessi e dall'incantesimo dei nostri drammi che continuano a riproporsi sotto forma di pensieri ossessivi. La generosita di spirito per un mometo ci fa vedere, anche per un solo istante, che ci sono anche altre realta', altre persone e ci propelle fuori dai nostri schemi mentali abituali. 

 

Ci connette col fatto che siamo tutti interconnessi e che dipendiamo gli uni dagli altri e' con generosita che si costruisce una comunita.

 

Negli anni che ho vissuto in Asia ho visto il miracolo della generosita in prima persona. I monaci sono dipendenti dal villaggio vicino al momastero per il loro sostenamento fisico e a loro volta il villaggio dipende dal monastero per aiuto spiirtuale e di istruzione.  

 

La generosita ci insegna l interdipendenza. In uno dei miei ritiri a Kyaswa monastery della Birmania del nord ho veramente sperimentato la potenza della generosita. Mentre eravamo in a prnazo, rigorosamente in silenzio, un gruppo di persone sono entrate nel refettorio e si sono sedute da un lato della stanza in silenzio. Alcune meditavano altre facevano foto. In quel momento, ho pensato, a puro voyersimo, la gente del luogoe ra venuta e vedere gli occidentali che si cimentavano nella pratica di emditzine.

 

Alal fine del  ritiro, con mia grande sorpresa ed emozione, ho scperto che quelle persone avevano camminato tutta la mattina per venire al nostro monastero perche' avevano sentito che gli occidentali stavano prtaicando. Si erano avviati non er spiarci ma per dare al monastero il denaro necessario per pagare il nostro pranzo e lo avevano fatto per rngraziarci della nostra prtaica. 

Fermiamoci un secondo a contemplare questa cosa. Queste persone avavno fatto lo sofroz non solo di venire a trovarci ma anche di pagare il nostro pranzo per rinrazarci della pratica.

Le uniche persone stupite di questo comportamentoe ravamo noi occidentali. Questo e' il significato attribuito alla pratica. Praticare e' un dono non solo per noi stessi ma per tutti quanti. 

Cheidete al vostro compagno/a se e' piu facile starci attorno quando siamo calmi rilassati pazienti generosi.

Eppure in tutti gli anni di ritiro in silenzio alle continue domande delle persone che mi chiedevano cosa stessi guadagnando dalla pratica e da mesi e mesi in silenzio la mia risposta era sempre. Niente che lascaiva il mio interlocutore interdetto. La realta' e' che non guadagnamo niente con la pratica la realta' e'c he ci liberiamo di alcune cose. Piano piano smantelliamo anni e anni di armature e consizionamenti che usavamo come difesa dal mondo. Fino ad arrivare ad un cuore aperto e generoso. Un cuore che non si agrrappa ma lascia andare e vive nel flusso delle cose come sono.

 

Diventiamo bravi nelle cose che pratichiamo. Se pratichiamo la rabbia diventiamo bravi con la rabbia se pratichiamo la tristezza diventiamo esperti in tristezza. Allora oggi, in questo momento, vogliamo prtaicare la generosita' l'apertura e la liberazione dalla sofferenza o la brama la cupidigia e la paura. Vogliamo essere l'amico che va al bagno quando arriva il conto al ristorante? O la persona generosa che sa che donare fa bene a se stesso e agli altri. La scelta e' la nostra. 

 

 

 

 

La vostra generosita' sostiene Fabrizio e la scuola che ospita lui e tutti gli altri insegnati che si prodigano per il miglioramento della nostra consapevolezza.